Gaia, è il nome assegnato a madre terra, è paziente e’ molto malato, ma guarire non e’ impossibile. A patto che la cura sia massiccia e in controtendenza coi comportamenti tenuti fino ad oggi. Chi e’ sul lettino e’ il pianeta, stremato da un consumo di energia che ha raggiunto volumi insostenibili per il proprio fisico. Ma con adeguate politiche di efficienza energetica, in due decenni questi numeri potrebbero calare di un quinto e le emissioni di Co2 di un terzo in dieci anni. Lo dice l’ultimo World Energy Outlook dell’Agenzia internazionale per l’Energia (Iea), la massima autorita’ in materia.E’ naturale che alla base ci debba essere una forte volonta’ di tutti per invertire la rotta.
Ognuno e’ chiamato a fare la propria parte: la gente comune, le istituzioni, la politica, le aziende, comprese le multiutility come Hera che ha posto l’attenzione sui comportamenti virtuosi e sulle ultime buone pratiche innovative. Perche’ la scelta non e’ solo importante, ma, nei fatti, obbligata: andando avanti cosi’, con l’Oriente del mondo in crescita poderosa ed esponenziale, la domanda di energia aumentera’ nel 2035 di oltre il 30% e con lei, le emissioni e soprattutto la temperatura globale, stimata in rialzo di 3,6 gradi, ovvero il preludio a una catastrofe ambientale.
Il problema più grosso è che usiamo troppo combustibili ad alto tasso di inquinamento come petrolio e carbone, risorse in calo e ormai superate dalla storia. Nella Ue, per esempio, il petrolio rappresenta ancora il 35% della domanda energetica, il gas 27%, il carbone il 13% mentre tutte le rinnovabili da sole appena il 10%. I dati ‘Terna’ per l’Italia dipingono uno scenario ancora peggiore: il 65,6% del fabbisogno nazionale proviene da centrali termoelettriche che bruciano combustibili, addirittura importati dall’estero, un doppio costo insomma. Le fonti rinnovabili hanno raggiunto il 21%, ma occorre aumentare questa percentuale per ridurre quella di energia acquistata dai paesi limitrofi come la Francia.
Un malato grave, insomma. Ma la cura c’e’: occorre superare il timore degli investimenti iniziali, ancora spesso lontani dagli standard economici, perché il potenziale è enorme. Un esempio e’ l’edilizia: ‘aggiornare’ progetti e pratiche di risparmio energetico costerebbe 1,7 miliardi fino al 2035, una cifra da capogiro, ma farebbe risparmiare piu’ del doppio (3,8 miliardi), portando con se’ un aumento del Pil dell’1%. Una prospettiva simile a quella italiana, un paese che, avendo una bassa intensità energetica, si ritrova davanti praterie da esplorare nella terra dell’efficientamento. Servono incentivi e coraggio, le potenziali applicazioni sono tantissime: dalla domotica, alle caldaie, dall’edilizia alle smart grid. E oltre a questo, serve la buona volonta’ di tutti. L’impatto maggiore, infatti, si avra’ quando grandi numeri di persone acquisiranno la consapevolezza che e’ necessario cambiare abitudini. Che ognuno per la propria parte, nel proprio piccolo, puo’ aiutare a invertire la rotta, anche semplicemente dando il buon esempio. Insomma, il malato e’ grave ma la cura e’ possibile. Basta crederci e non perdere altro tempo prezioso.