La marcia dei Pinguini è un documentario davvero stupefacente e di grande interesse, racconta di un ciclo della vita quasi totalmente sconosciuto, di un lunghissimo rituale che sembra impossibile si possa ripetere ogni anno, basato dal primo all’ultimo momento sul viaggio. L’impresa lascia a bocca aperta, al punto che per la prima volta abbiamo la percezione della eroicità di questi animali così buffi, persino ridicoli, tutta raccolta nell’andare, in un transito che non ha pause nemmeno davanti alle espressioni più crudeli della natura. Il fine ultimo della procreazione rende la missione ancor più alta, e l’ambientazione polare, fatta di bianco splendente e poco altro, trasforma i pinguini in esseri quasi soprannaturali, delle macchine magiche fatte per marciare.
L’impresa riesce anche alla troupe che si è cimentata alla lavorazione, perchè il documentario ha tutti i connotati di un vero e proprio film, e non annoia mai: un ottimo montaggio ha permesso di mantenere alto il ritmo, e ci mette a disposizione una varietà di registri completa, alternando i momenti di tensione a quelli più teneri, gli eventi drammatici a riuscite parentesi comiche, che hanno buon gioco ad approfittare della natura più conosciuta dei pinguini.
Il film è così riuscito da non necessitare della voce narrante, quella di un buon Fiorello che ha però a che fare con testi (non fedeli all’originale) evidentemente pensati per un pubblico infantile, che forse tolgono qualcosa a un esperimento davvero andato a buon fine.