“Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per il miracolo della Cosa Unica”; così recita la famosa iscrizione sulle tavole smeraldine, tradizionalmente attribuite al mitologico Ermete Trismegisto. È proprio da quest’affermazione che dovremmo partire per comprendere il motore che muove l’astrologia. Gli ermetici parlano di Legge delle Corrispondenze e ci insegnano che ogni cosa che esiste si rispecchia in tutto ciò che la circonda. Non c’è nulla di noi che non vada a imprimersi nel mondo circostante e non c’è nulla nel mondo circostante che non resti impresso in noi. È come vivere circondati da molteplici specchi nei quali possiamo vedere il riflesso delle realtà che si celano nel profondo di noi e degli altri. Ad ogni gesto che compie, infatti, l’essere umano lascia intorno a sé delle tracce che conservano parte della sua identità e che possono essere lette per rintracciare delle informazioni su chi le ha prodotte. Persino da una macchia di inchiostro caduta su un foglio, o dalla strisciata lasciata su un pavimento da una suola di gomma, possiamo risalire allo stato psico-fisico della persona che ne è stata la causa. Non esiste nulla di casuale. Perché, ad esempio, quella macchia espandendosi ha assunto una forma vagamente esagonale? La motivazione è innanzitutto di ordine fisico, concreto. Dipende da come è stato maneggiata il pennino, dal tipo di movimento compiuto dal polso che lo impugnava, dal modo in cui quel pennino era stato utilizzato precedentemente, e così via. Risalendo sempre più indietro attraverso questa catena di cause ed effetti, potremo raccogliere per deduzione un’impressionante quantità di informazioni (interessante anche soffermarci sul significato di questa parola: in-forma-azioni, ossia “azioni che creano una forma”). Ecco così che in quell’apparentemente insignificante sbavatura sul foglio cominciamo a leggere una storia, quella dell’individuo che l’ha creata. Per esempio potremmo scoprire che la macchia è troppo grande rispetto al foro del pennino, e che probabilmente quest’ultimo è stato agitato in modo violento da una mano nervosa, oppure che la pressione esercitata sul foglio era piuttosto forte. Ma c’è qualcos’altro, qualcosa che trascende le cause fisiche. Per chi sa come leggerle, infatti, le tracce rispecchiano fedelmente qualcosa che non ha direttamente a che vedere con il corpo: lo stato interiore, “la forma dell’anima”, potremmo dire.
La realtà in cui viviamo, infatti, ha natura olografica; in ogni parte è contenuto il tutto, in ogni frazione è contenuto l’intero. C’è tutto l’oceano in ogni singola goccia, c’è la montagna dentro ogni granello di roccia. Proprio in virtù di questa legge, possiamo invertire il ragionamento e affermare che anche noi – o meglio, le nostre componenti più terrene: il nostro apparato psico-fisico, il nostro corpo e la nostra personalità – siamo la traccia di qualcosa che preesisteva a noi: la nostra anima. Ed eccoci arrivati all’argomento principale, l’astrologia. La prima impronta in assoluto, infatti, la lasciamo nel tempo e nello spazio nell’attimo della nostra venuta al mondo, e possiamo leggerla nella posizione degli astri nel cielo. O forse sarebbe più corretto dire che noi siamo l’impronta che gli astri hanno lasciato in quel momento sulla Terra. In realtà tra le due cose non c’è alcuna differenza, perché sono interdipendenti. Se è vero che il fatto di essere nati a una certa ora del giorno e in un particolare mese influenzerà sicuramente la nostra evoluzione futura, è altrettanto vero che è stata proprio la nostra anima – o corpo astrale, che dir si voglia – a scegliere di venire al mondo in certe condizioni, in un certo contesto sociale, in uno specifico nucleo famigliare.
Questa scelta avviene per risonanza vibratoria; la nostra essenza viene richiamata, potremmo dire risucchiata, da uno stato energetico presente nello spazio che in qualche modo corrisponde al suo stadio evolutivo e proprio in quel momento sceglie di nascere. Qui si potrebbe obiettare che la conclusione del parto è un evento impossibile di prevedere con precisione cronometrica e che dipende da un certo numero di fattori assolutamente casuali, e potrebbe anche aggiungere che, in ogni caso, l’individuo esisteva già da nove mesi nella pancia della madre.
Certamente sarebbe interessante poter analizzare la carta del cielo relativa al concepimento di una persona, ma la maggior parte delle volte è impossibile risalire a questo evento in modo sufficientemente preciso. In ogni caso ciò non ha importanza, per due ragioni: la prima è che tramite il tema natale è possibile leggere a ritroso tutto il nostro sviluppo prenatale, fino ad arrivare al momento del concepimento; la seconda è che la casualità è un fenomeno solo apparente, perché in realtà è tutti gli eventi sono tra loro concatenati. Nulla avviene per caso, neppure quel tremendo ingorgo trovato da nostro padre sulla tangenziale mentre portava nostra madre in ospedale, né quella imprevista complicazione sopraggiunta durante il travaglio. Dal momento del concepimento in poi si snoda una catena di cause e di effetti che per noi è impossibile rintracciare, ma che concorrono a far sì che quel particolare bambino nasca proprio in quel preciso istante. I fisici e i matematici chiamano questo fenomeno effetto farfalla, dalla famosa locuzione che aprì una conferenza di Edward Lorenz negli anni ’70: “può il battito d’ali di una farfalla in Brasile provocare un uragano in Texas?”. Si parla di “dipendenza sensibile alle condizioni iniziali”, vale a dire che nel momento in cui un qualsiasi moto viene innescato, ogni più piccolo elemento contingente concorrerà a far sì che l’evento si risolva in un modo oppure in un altro.
Anche il semplice fatto di spostare o meno quella penna che sta sul tavolo accanto a noi può provocare una reazione a catena di cui non siamo consapevoli, arrivando magari a condizionare enormemente il nostro futuro. Se non dessimo un senso a tutto questo, saremmo autorizzati a pensare di essere burattini in balìa del caso. L’astrologia smentisce categoricamente quest’ultima ipotesi e, anzi, spiega con franchezza a volte brutale le motivazioni che determinano le condizioni apparentemente inspiegabili della nostra vita.
Il secondo motivo per cui si analizza il cielo nel momento della nascita e non in quello del concepimento è che un individuo – dal latino in-dividus, non divisibile – diventa fisicamente tale solo dopo essersi diviso dal corpo della madre. Finché siamo nell’utero siamo ancora divisibili, siamo parte di una totalità organica dal quale però dovremo distaccarci; solo allora l’essere umano diventa “uno in se stesso”.
di Anthony Van De Boer
Alla Prossima Puntata con Anthony Van De Boer
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La data di nascita, l'influenza astrale il tema natale di Antony Van de Boer - Vivo al naturale
Dicembre 4, 2014 @ 9:20 am
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